martedì 7 dicembre 2010

The Alan Parsons Project: l'evoluzione del rock progressivo

Nell'immenso scenario del "Rock Progressivo", che ha attraversato coi suoi fumi e le sue vivide allucinazioni gli anni dalla fine dei '60 fino a tutti gli '80, un posto speciale va al gruppo inglese The Alan Parsons Project.

La loro musica è stata davvero particolare, per le tematiche sviluppate nei loro album, per la raffinatezza ritmica, l'uso dell' orchestra, per l'ampio uso dell' elettronica e della post-produzione, per la cura nella scelta delle voci e negli arrangiamenti (Alan Parsons era l'ingegnere del suono dei Pink Floyd).

Ho vissuto appieno il periodo del rock progressivo, che ha riempito i miei pomeriggi di avido ascolto: Genesis, Van Der Graaf Generator, Pink Floyd, Nice, Gentle Giant; risentendoli oggi si sente la patina dell'età. 
Invece questo gruppo mi sorprende ancora per la sua attualità: forse perché i fondatori Alan Parsons e Eric Woolfson non erano musicisti professionisti!

Ho scelto per il blog il brano "Don't let it show", tratto dall'album "I Robot" del 1977: il brano inizia molto delicatamente, con un tema lirico introdotto dalle canne di un organo di chiesa; cresce poi con l'apporto della batteria e dell'orchestra; a metà cambia improvvisamente e passa di tono, in un crescendo trascinante che alla fine si allontana...  Suggestivo!

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