mercoledì 22 dicembre 2010

Smooth jazz: Fourplay & Lee Ritenour

Uno dei gruppi jazz più interessanti degli ultimi 20 anni è quello dei Fourplay, un super-quartetto che ha ben mescolato tra loro il genere smooth jazz (levigato) con la musica fusion e il pop. Grande esponente di questa corrente è il chitarrista Lee Ritenour,  co-fondatore dei Fourplay e membro del gruppo fino al '98, dai quali si è staccato per proseguire una celebratissima carriera da solista, iniziata già negli anni '70. E' stato sostituito nei Fourplay da Larry Carlton, degno successore, ma  portatore nel gruppo di  uno stile alquanto differente.

I brani dei Fourplay lasciano molto spazio ai 4 esecutori, con molte parti sviluppate dai solisti, partendo da temi melodici e d'ambiente originali e accattivanti.
Nel tempo, come spesso accade ai musicisti famosi, le ultime composizioni  del gruppo hanno perso quella freschezza iniziale che li caratterizzava, virando verso un genere più orecchiabile e di facile ascolto. 

Propongo all'ascolto 2 brani live, il primo è il noto "Bali run" tratto dal loro primo   album, nella versione anni '90 con Lee Ritenour, trascinante e sofisticato. Il secondo brano è il famosissimo "Papa was a Rolling Stone", un pezzo soul interpretato nel tempo da schiere di cantanti e di gruppi. In questa esecuzione si apprezzano l'atmosfera sospesa e tagliente dell'arrangiamento, il trombettista, il basso ben pizzicato, e i 2 cantanti, oltreché l'eclettica chitarra di Lee Ritenour.



martedì 7 dicembre 2010

The Alan Parsons Project: l'evoluzione del rock progressivo

Nell'immenso scenario del "Rock Progressivo", che ha attraversato coi suoi fumi e le sue vivide allucinazioni gli anni dalla fine dei '60 fino a tutti gli '80, un posto speciale va al gruppo inglese The Alan Parsons Project.

La loro musica è stata davvero particolare, per le tematiche sviluppate nei loro album, per la raffinatezza ritmica, l'uso dell' orchestra, per l'ampio uso dell' elettronica e della post-produzione, per la cura nella scelta delle voci e negli arrangiamenti (Alan Parsons era l'ingegnere del suono dei Pink Floyd).

Ho vissuto appieno il periodo del rock progressivo, che ha riempito i miei pomeriggi di avido ascolto: Genesis, Van Der Graaf Generator, Pink Floyd, Nice, Gentle Giant; risentendoli oggi si sente la patina dell'età. 
Invece questo gruppo mi sorprende ancora per la sua attualità: forse perché i fondatori Alan Parsons e Eric Woolfson non erano musicisti professionisti!

Ho scelto per il blog il brano "Don't let it show", tratto dall'album "I Robot" del 1977: il brano inizia molto delicatamente, con un tema lirico introdotto dalle canne di un organo di chiesa; cresce poi con l'apporto della batteria e dell'orchestra; a metà cambia improvvisamente e passa di tono, in un crescendo trascinante che alla fine si allontana...  Suggestivo!